18 Settembre 2007

COMUNICATO STAMPA SULLA MOSCHEA… E NON SOLO

Interveniamo sulla "questione moschea" per esporre la nostra posizione politica e invitare l'Amministrazione Comunale ad attuare un percorso partecipativo che conduca alla decisione da assumere nel merito e a promuovere iniziative concrete sul tema ben più complesso dell'integrazione degli stranieri nella nostra comunità.

Sulla questione moschea riteniamo che la responsabilità decisionale sia, come è ovvio, degli amministratori, ma che i cittadini abbiano tutto il diritto di essere correttamente e democraticamente informati e consultati, così come ribadito nello STATUTO della nostra città.
Vorremmo che il confronto avvenuto sinora "tra grandi della politica" e solo sulle pagine dei quotidiani locali venisse allargato e partecipato alla città e che fosse ricondotto sui contenuti specifici della richiesta avanzata dai promotori interessati alla localizzazione della moschea ( o centro sociale?), senza introdurre fuorvianti discorsi demagogici o ideologici .

A nostro parere il Presidente della Terza Circoscrizione anziché dare un contributo politico di chiarezza ha preferito cavalcare l'onda della diffidenza e del pregiudizio verso gli stranieri proponendo di trasferire il problema, cioè la moschea, a Colle Paradiso, nella zona dei "signori".
Così pure non condividiamo il giudizio espresso dalla direzione cittadina dei DS, nei confronti del Comitato di quartiere San Giuseppe, perché se ci fosse stata quella consapevolezza che la Segreteria DS si attribuisce quando afferma "…che per risolvere i problemi che abbiamo di fronte serve innanzitutto una reale capacità di dialogo e di confronto con tutti i cittadini e con tutte le realtà, vecchie e nuove della nostra città…" , il Comitato non sarebbe mai sorto.
Quella dei DS è una posizione di insofferenza nei confronti delle organizzazioni che pretendono di occupare uno spazio politico; temono talmente di perdere il loro potere che arrivano a dire addirittura che questi comitati alimentano il disagio, il senso di insicurezza dei cittadini ed inutili e pericolose contrapposizioni. La verità è che i nostri manager della politica vogliono continuare a decidere senza avere fastidi o critiche, mentre è giunto il momento che smettano di decidere senza ascoltare, senza raccogliere la partecipazione critica dei cittadini.

Invitiamo allora l'Amministrazione Comunale:

1) ad azzerare la discussione e ad attivare sulla pratica l'istruttoria pubblica prevista dall'art. 18 dello Statuto Comunale, affinché si svolga un pubblico contraddittorio, in cui possono partecipare, per il tramite di un esperto di parte, oltre alla giunta e ai gruppi consiliari, associazioni, comitati, gruppi di cittadini portatori di un interesse a carattere diffuso;

2) ad attivare un confronto pacato, sui termini reali della questione ( non si tratta di una discoteca ma di un centro di culto, o centro culturale, con una bacino di utenza quantificabile quanto meno da parte dei promotori, con esigenza valutabile di spazi per parcheggi, con correlati problemi di viabilità, ecc..). Occorre sapere esattamente di cosa si tratta e cosa comporterebbe in termini di compatibilità urbanistica, di mobilità urbana, di condizioni di vita del quartiere;

3) sul piano più generale delle politiche sulla integrazione degli stranieri, ad elaborare un piano di iniziative, come tanti comuni d'Italia hanno fatto, per affrontare concretamente la questione ( ad es. : conoscenza approfondita della percezione che gli immigrati hanno della città e della comunità di accoglienza; interventi finalizzati a migliorare e consolidare percorsi di reciproca conoscenza anche al fine di superare pregiudizi reciproci, riduzione delle barriere linguistiche, culturali, organizzative che ostacolano o rendono problematica per gli immigrati la fruibilità degli spazi di socializzazione pubblici e privati e la comunicazione con la comunità di accoglienza, prevenzione della conflittualità sul territorio tra cittadini stranieri e autoctoni attraverso percorsi di mediazione culturale e sociale, ecc…);

4) a sperimentare il diretto coinvolgimento delle rappresentanze delle comunità etniche presenti in città sulle stesse questioni gestionali comunali per le quali le associazioni jesine si cimentano già da anni con successo, come la gestione di parchi ed aree verdi di decoro. Ad esempio perché non valutare l'affidamento della manutenzione degli Orti Pace ad una associazione di residenti della zona Setificio- Montirozzo, Centro Storico? Quella ampia area verde è fruita prevalentemente da immigrati; allora perché non attivarsi per far sorgere, allo scopo, una associazione che veda la partecipazione di volontari attingendo tra gli stranieri accolti in città e tra agli jesini disponibili?